Africa: OCSE mostra un pil in crescita, ma il problema è l’energia
15 Luglio 2015 - Cristina Da Rold

Recentemente OCSE, UNDP (United Nations Development Programme) e ADB (African Development Bank) hanno pubblicato un report dal titolo African Economic Outlook 2015, che fa il punto sulla situazione economica e sociale del continente nero, sostenendo che quest’ultima continuerà a crescere del 4,5% nel 2015 e del 5% nel 2016. Una serie di dati e spiegazioni che mostrerebbero come nonostante le sue contraddizioni l’Africa rappresenti oggi un El Dorado di possibilità. Certo, dipende dove vivi. A crescere pare sarà l’Africa Occidentale, nonostante il peso anche economico di ebola, mentre l’economia sudafricana non supererà il +1,5%.
Fermarsi a questi dati però non basta. Nonostante questi numeri tutto sommato ottimisti infatti, ve ne sono altri che invece raccontano scenari ben diversi.
In 7 paesi oltre il 90% della popolazione è senza energia
La grossa zavorra del continente africano è l’energia. L’approvvigionamento energetico è andato aumentando negli ultimi anni, ma rimane a tutt’oggi scarso nella maggior parte dei paesi. Un esempio lampante di disomogeneità del continente. E si sa che nel XXI secolo non c’è sviluppo di sorta che prescinda dalle fonti energetiche.
In sette paesi africani la percentuale di popolazione senza energia elettrica nel 2012 ha raggiunto il 90%. Si tratta di paesi come la Repubblica Centro Africana, il Ciad, la Repubblica Democratica del Congo, la Liberia, il Malawi, la Sierra Leone e il Sud Sudan. In altri 13 paesi, a non avere accesso all’energia elettrica, è una percentuale tra il 75% e il 90% del totale: Burkina Faso, Burundi, Etiopia, Guinea, Guinea-Bissau, Kenya, Madagascar, Mauritania, Niger, Ruanda, Somalia, Tanzania, e Uganda.
In altri 18 paesi ci si assesta fra il 50% e 75%: Angola, Benin, Comore, Congo, Costa d’Avorio, Gibuti, Eritrea, Gambia, Lesotho, Mali, Mozambico, Namibia, Nigeria, Sudan, Swaziland, Togo, Zambia e Zimbabwe.
In Sud Africa, l’85% della popolazione nel 2012 ha accesso all’elettricità e solo in sette paesi, tutti in Africa del Nord, l’approvvigionamento si avvicina a quello dei paesi ricchi: Algeria, Egitto, Libia, Mauritius, Marocco, Seychelles e Tunisia.
Non è un caso, sottolinea il report, che nei paesi emergenti la correlazione fra aumento di energia e PIL sia normalmente fortissima: in Africa Subsahariana, per esempio, dal 2000 al 2012 l’energia primaria è aumentata dello 0,5%, mentre il PIL dell’1%.
Questo perché in molti casi le politiche energetiche sono state concepite solo a livello nazionale, con scarsa cooperazione fra le regioni. Inoltre, il settore residenziale rappresenta solamente il 27% del totale dei consumi energetici, un dato che mette in evidenza come di fatto ancora oggi vi siano pochi consumatori; la maggior parte della domanda di energia riguarda infatti l’ambito della telefonia mobile.
Un indice di sviluppo umano ancora troppo basso
Che non basti parlare di prodotto interno lordo quando si racconta un contesto delicato come l’Africa lo dicono anche i dati sullo “human development”, lo sviluppo umano, oltre a quelli che emergono dall’ultimo rapporto delle Nazioni Unite sullo stato di salute dei famosi Millennium Development Goals.
Ancora una volta proviamo a utilizzare un indice, lo Human Development Index (HDI), che ci mostra come sebbene negli ultimi decenni si siano fatti molti passi in avanti, ancora oggi la maggior parte dei paesi africani ha un HDI inferiore allo 0,55.
In generale il livello di sviluppo umano dei paesi africani è definito “basso e facilmente vulnerabile agli shock”. E di shock come sappiamo non ne mancano: basta aprire le pagine di uno qualsiasi dei giornali o dei siti web dedicati alle notizie dall’Africa per leggere di stupri, di violenze, di assassini, di torture.
Secondo un rapporto pubblicato in questi giorni dalle Nazioni Unite, per esempio, fra aprile e giugno di quest’anno in Sud Sudan le truppe del Sudan People’s Liberation Army (SPLA) e gruppi armati alleati avrebbero ucciso, stuprato e arso vive nelle loro capanne una grandissimo numero di donne. Nel frattempo in questi giorni in Kenia e in Somalia villaggi vengono attaccati e saccheggiati.
PIL in crescita a parte dunque, i dati stessi mostrano che il livello di sviluppo umano in Africa è ancora molto inferiore rispetto alla media mondiale. In Africa sub-sahariana, per esempio, la media quanto a livello di sviluppo umano nel 1990 era 0,40, rispetto a quella mondiale di 0,60. Nel 2013 il livello è aumentato fino a quota 0,50, ma rimane sempre del 28% inferiore alla media mondiale, che è di 0,70.
PIL, energia, sviluppo umano: uno dei principali fili rossi che tiene insieme queste dinamiche difficili da superare per l’Africa, conclude il report, è ancora una volta rappresentato dai suoi sanguinari conflitti interni. Soprattutto, manca la cooperazione fra i paesi, fra le regioni, che invece sarebbe importantissima per far sì che si riducessero le disuguaglianze geografiche e che chi sta progredendo di più e meglio aiuti chi invece rimane indietro.
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Immagine: Christopher Griner (CC-BY-2.0)