
Spesso li troviamo nella buchetta della posta (non quella elettronica, però) insieme a pubblicità di supermercati, bollette e lettere. Qualche volta li portiamo fin dentro casa e, se va bene, finiscono tra i giornali che si accumulano sul divano e rischiano anche di essere letti. E’ questa la sorte che immagino possa toccare ai giornali dei Comuni, uno strumento di comunicazione che, sempre al limite tra informazione e propaganda, resiste all’avanzata del web e sopravvive ai tagli dei bilanci comunali perché raggiungono target che hanno poca dimestichezza con Internet e parlano delle nostre comunità, del territorio che ognuno di noi vive ogni giorno.
Nella provincia di Bologna 31 Comuni su 60 hanno un periodico (Casalecchio ne ha addirittura due). E’ quanto emerge da “Comuni di carta tra la via Emilia e l’Appennino”, una ricerca sui periodici editi dai Comuni nella provincia di Bologna che ho condotto nei mesi scorsi, diventata poi un blog con l’intenzione di monitorare questa particolare produzione editoriale di altre realtà territoriali.
La ricerca, condotta a mezzo di un questionario, nasce dall’esigenza di capire come questi periodici interagiscono nel sistema dei media di un Comune, quali sono i modelli redazionali a partire da chi riveste la funzione di direttore responsabile e, quindi, quanto la politica può influire sulle scelte editoriali o quale può essere il suo rapporto con la redazione.
Al questionario hanno risposto 34 Comuni e tra questi anche Bologna e Borgo Tossignano che non hanno un periodico. I comuni del bolognese editano per lo più bimestrali (9) e trimestrali (6), soltanto quattro sono mensili. Per continuare ad andare in stampa e non ridurre le uscite, sedici dei 32 periodici censiti ospitano pubblicità, mentre dodici ci rinunciano. La raccolta pubblicitaria è affidata soprattutto a società esterne. Il boom dei periodici comunali si registra negli anni ‘80: sedici di quelli censiti sono nati in quel decennio e soltanto quattro nel Terzo Millennio (Loiano e Camugnano nel 2008, Marzabotto e Monteveglio nel 2009).
Ma di cosa parlano i periodici comunali? I temi più diffusi sono quelli relativi al territorio con i suoi eventi, le notizie di interesse locale o quelle istituzionali su servizi ed attività dell’ente. Non mancano approfondimenti dedicati a temi specifici che spesso si configurano come veri e propri focus. In molti casi, questi periodici convivono con riviste di partito o di storia locale. Da un punto di vista più strettamente giornalistico è interessante il dato che emerge sull”organizzazione redazionale. In 14 casi il periodico ha una direzione esterna. Ma nei restanti 18, invece, il direttore è un soggetto interno all”Amministrazione. E andando più nel dettaglio, il ruolo del direttore, in questi 18 casi, è talvolta ricoperto anche da Sindaci e assessori rivelando la tendenza della politica a entrare nella gestione dell’informazione delle amministrazioni locali. Tra i direttori interni all’amministrazione 8 sono anche addetto stampa. Ben 22 comuni risultano avere un ufficio stampa, dal censimento che abbiamo fatto. La responsabilità del giornale online casino canada però può essere affidata anche al responsabile dell’Ufficio per le relazioni con il pubblico, al dirigente dell’area comunicazione, al responsabile della segreteria generale o del settore cultura.
Tornando agli intrecci tra voce dell’amministrazione e voce della politica, in sette delle redazioni censite esistono comitati di redazione o dei garanti dei quali fanno parte rappresentanti della Giunta o del Consiglio. In altri casi i sindaci ricoprono il ruolo di direttore editoriale, e addirittura in tre casi questo ruolo si sovrappone a quello di direttore responsabile.
Se le redazioni sono quasi del tutto composte da personale interno (29 su 32 periodici), la grafica è affidata soprattutto a ditte esterne (24 su 32 periodici) perché questa attività richiede competenze tecniche che molto spesso non si trovano negli organici delle Pubbliche Amministrazioni.
A quattro mesi dalla presentazione della ricerca, ora è disponibile sul blog Comuni di carta e anche qui di seguito anche il database che raccoglie i principali dati emersi dal censimento in modo che possano essere sempre aggiornati.
Quando tutti i giorni lavori con la carta (anche quella fatta di byte) e le parole, succede che ti appassioni a quei fogli che raccontano storie, fatti e persone delle comunità che viviamo. E’ successo anche a me che per lavoro faccio anche un periodico e ricevo quelli dei comuni limitrofi. Questa ricerca, nata per una necessità, è la prova – o almeno il tentativo – che il nostro lavoro permette di studiare gli strumenti che realizziamo.
Nel momento in cui si parla della fine dell’informazione cartacea, del sorpasso del web e di altre funeste profezie per i giornalisti, penso che una ricerca sui periodici dei comuni sia uno strumento per riscoprire un prodotto editoriale che ha una lunga tradizione. Man mano che raccoglievo le risposte al questionario, ho scoperto storie che i dati “nudi e crudi” spesso non restituiscono.
Come l’assessora di un comune montano che mi ha detto di fare il giornale quasi tutto da sola pur di farlo uscire, o come quel comune che scrive “dovrebbe essere trimestrale, ma l’uscita è compatibile con le risorse”. E penso ai volontari ai quali Malalbergo affida la distribuzione del giornale o a Marzabotto, dove “i collaboratori sono tutti coloro che spediscono articoli e che fanno parte della comunità”. Tante storie, tante professionalità che si mettono in gioco.
Quello di Bologna è sicuramente un contesto vivace (è nel capoluogo emiliano, culla della comunicazione pubblica, che nasce la prima rete civica italiana), un terreno dove questi giornali non hanno fatto fatica a germogliare e ancora oggi trovano spazio, nonostante le difficoltà economiche ed i bilanci sempre più. Per questo spero di poter mappare la situazione di altre province.
A chi, anche colleghi, mi chiede se abbia per i comuni un senso continuare a mandare in tipografia questi giornali, rispondo che è necessario. Perché arrivano in tutte le case, quindi li rende potenzialmente degli strumenti propagandistici formidabili, parlano di cose che la cronaca dei quotidiani spesso non ha il tempo e lo spazio da dedicare. Quale sarà, però, il loro futuro? L’integrazione con altri media che può abbattere i costi, ma dare nuova vita a questi giornali.
Un po’ di numeri
34 su 60 i Comuni che hanno risposto al questionario
31 su 60 i Comuni che hanno un periodico
1 Comune (Casalecchio di Reno) ne edita due
9 i bimestrali (è la periodicità più diffusa)
16 i periodici nati tra il 1981 ed il 1990
18 i periodici che hanno un direttore interno (in 3 casi è il Sindaco)
15 i periodici che tirano meno di 5000 copie (soltanto Casalecchio e San Lazzaro stampano tra le 15 e le 20mila copie, Imola più di 20.000)
29 le redazioni interne alle amministrazioni comunali
24 i periodici che affidano la grafica a ditte esterne
16 i periodici che ospitano inserzioni pubblicitarie
7 le redazioni affiancate da un comitato editoriale che tiene conto della rappresentanza politica
Il database completo è scaricabile in csv.