
In questi giorni, l’affaire greco sta rimettendo in gioco l’intero assetto dell’Unione Europea. Ma l’Europa unita non è solo economia: spesso, infatti, i risultati migliori emergono in quei settori che rimangono meno conosciuti. Anzi, proprio in quegli ambiti, l’Unione ha dato l’avvio a sperimentazioni politiche che hanno portato a risultati davvero notevoli. Un caso particolare, in questo senso, è il patrimonio forestale dell’Unione. La manutenzione e la salvaguardia delle foreste è quanto di meno comunitario possa esserci, almeno sulla carta; nella realtà, invece, è esattamente l’opposto.
Le foreste sono più europeiste dei Trattati
Ad una prima analisi, il sistema forestale europeo sembra davvero un paradosso. Nei trattati la gestione delle aree verdi è taciuta, non fa minimamente parte degli obblighi imposti agli Stati da parte dell’Unione. Ognuno per sè, in una sorta di visione medioevale della “foresta del re”, tanto che esistono solamente due trattati di inquadramento (quindi giuridicamente non vincolanti) a livello europeo (The EU Forestry Strategy del 1998 e l’EU Forest Action Plan del 2006). Nella prassi, tuttavia, si sono costruite delle pratiche di interscambio di informazioni, dati e best practice; il risultato di questo enorme dialogo è sorprendente: mentre nella maggior parte del mondo le foreste diminuiscono a ritmi terrificanti, l’Europa sta costruendo un muro verde in grado di mitigare gli effetti del cambiamento climatico.
Il patrimonio forestale europeo
Le foreste dell”Unione Europea si estendono su 159 milioni di ettari, una superficie che corrisponde solo al 4% di quella mondiale, ma che comunque copre buona parte del territorio europeo (circa il 38%). Le zone classificate come foreste sono ricoperte da vegetazione che supera i cinque metri di altezza in età adulta, per almeno il 10% dell’intera superficie.
Purtroppo la ricchezza di queste aree non è equamente distribuita: secondo i dati raccolti da Eurostat, due terzi delle foreste europee si trovano in solo sei stati membri: Svezia, Finlandia, Spagna, Francia, Germania, Norvegia. Le foreste sono invece più rade nelle regioni sud-orientali del Vecchio Continente, considerando come foresta la vegetazione che supera i 5 metri di altezza (e dunque escludendo la macchia mediterranea).
Le conifere sono le regine delle foreste europee, dato che ne coprono almeno la metà della superficie. Un quarto delle aree boschive è formato da piante a foglia larga, mentre un quarto della superficie è occupato da una vegetazione mista. Foreste che crescono Secondo lo “State of the Europe Forests – 2011”, il rapporto redatto da Forest Europe, l’Europa avrebbe espanso le aree coperte da vegetazione arborea dal 1990 fino ai giorni nostri: infatti, limitando l’analisi alle regioni appartenenti alla Comunità Europea, sembra che tra il 1990 e il 2010 la foresta sia aumentata di un’area pari a circa 11 milioni di ettari. Secondo il report Causes and Consequences of Forest Growth Trends in Europe – Results of the Recognition Project, questa espansione è da attribuire soprattutto all’aumento di anidride carbonica nell’atmosfera, all’innalzamento delle temperature e a più abbondanti precipitazioni, oltre che all’incremento nel deposito dell’azoto e alle migliori pratiche di gestione, tra cui gli sforzi di rimboschimento. Questo trend differenzia l’Europa da altre regioni, online casino dove la deforestazione continua a essere un grave problema. Mentre le aree boschive crescono, sarebbe invece diminuito il legname utilizzabile per scopi economici.
Le minacce per la foresta siamo anche noi: incendi e deforestazione
Il ritmo di crescita di un’area boschiva può essere alterato da una serie di eventi, che possono essere dipendenti o meno dall’azione umana. Incendi, tempeste, parassiti sono alcuni esempi di fattori che sono responsabili del danneggiamento del 6% delle aree forestali.
Rifacendosi ai dati riportati dallo European Forest Fire Information System (EFFIS), gli incendi sono un pericolo soprattutto per le foreste del Mediterraneo: caldo e siccità sono fattori che favoriscono il propagarsi delle fiamme. Ad esempio nel corso del 2011 in Italia, Spagna, Portogallo, Grecia e Francia hanno preso fuoco 269.081 ettari di foreste. Le superfici e le condizioni di ciascun paese sono variabili ed è per questo che è difficile fare paragoni. Tuttavia il record per il 2011 lo ha registrato il Portogallo, che ha visto bruciare il 45% di tutte le aree che hanno subìto un incendio.
Il trend generale degli incendi in Europa è comunque in calo rispetto agli anni ‘80 e ‘90.
Nimby all’europea
Peggio del fuoco oggi sembra essere la deforestazione selvaggia a scopo economico: anche quando non avviene nel proprio territorio, le ripercussioni hanno una portata globale su tutta l’umanità.
Secondo quanto riportato dalla FAO nel 2010, tra il 1990 e il 2008 sarebbero stati mangiati 124 milioni di ettari di foresta a livello mondiale, un saccheggio non seguito da rimboschimento. Il ritmo con cui questo fenomeno si è esteso è abbastanza alto, dato che ogni anno tra il ‘90 e il 2008 sarebbe andata distrutta una regione ricoperta da foreste pari all’area della Grecia.
Se una certa percentuale di foreste viene tagliata per un motivo che può essere commerciale, produttivo o legato a una nuovo uso di quelle terre, la percentuale delle aree forestali tagliate senza alcuna giustificazione è pari al 24%.
Mentre il Nord America, l’Europa, la Russia hanno guadagnato ettari di foresta, l’America meridionale e centrale, l’Africa sub-sahariana e il Sud-Est asiatico hanno perso diversi milioni di ettari.
Tuttavia, anche l’Europa ha la sua parte di responsabilità nel processo di deforestazione. Secondo il rapporto The impact of Eu consumption on deforestation, il 70% dei prodotti legati alla deforestazione consumati in Europa proviene da altri paesi. L’Europa importa soprattutto prodotti agricoli e per l’allevamento, contribuendo al consumo del 36% dei prodotti della deforestazione commerciati tra il 1990 e il 2008.
Le foreste come esempio di buona politica
Da questi dati emerge chiaramente che, prescindendo dalla cattiva gestione delle foreste extraeuropee, nel nostro Continente, invece, le aree boschive rappresentano uno dei settori meglio organizzati dell’Unione. E, come dicevamo all’inizio, in modo paradossale questo è avvenuto soprattutto perchè la loro manutenzione non è disciplinata dai vari Trattati istitutivi. Si tratta, in breve, di uno dei migliori esempi di quello che i burocrati chiamano “sussidiarietà orizzontale”, ovvero quelle politiche che si originano da un contatto e una discussione tra pari (“orizzontale”) finendo per gestire i settori di competenza con lo stesso potere che hanno invece le istituzioni al top (“sussidiarietà”). Le foreste insomma, sarebbero una delle migliori espressioni di bilanciamento tra necessità di regolamentare e rispetto delle diversità tipiche del contesto europeo: una buona pratica che altrove (come ad esempio nelle politiche sulla pesca) non ha avuto altrettanto successo.
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Immagine in apertura: Beau Giles