International Day for Landmine Awareness: Ecco dove le mine antiuomo continuano a uccidere
4 Aprile 2015 - Cristina Da Rold

Ci sono state 3308 persone morte a causa di una mina solo nel 2013, e uno su due era un bambino. L’80% delle vittime sono state civili, il 18% militari e il 3% di chi ha perso la vita stava cercando di rendere innocua una mina. Il 4 aprile di ogni anno si celebra l’International Day for Landmine Awareness, perché anche se oggi i morti sono circa un terzo rispetto al 1999, il problema è lungi dall’essere risolto.
I dati sull’argomento sono deficitari per definizione, ma comunque esistono delle statistiche che fotografano con buona precisione il fenomeno. Le fornisce un report intitolato Landmine monitor 2014 pubblicato dall’International Campaign to Ban Landmines – Cluster Munition Coalition, che include dati aggiornati, dove possibile, all’ottobre 2014. Un esempio concreto è il recente conflitto fra le forze governative ucraine i e separatisti russi scoppiato nei primi mesi del 2014. Qui secondo il dossier sarebbe stata documentata la presenza di mine, ma non è stato possibile entro ottobre 2014 determinare se e da chi sono state utilizzate. La stessa cosa è accaduta con gruppi armati in Afghanistan, Colombia, Libia, Myanmar, Pakistan, Siria e Yemen.
Il primo fatto da non dimenticare è che di mine attive ve ne sono ancora moltissime, sebbene esista dal 1997 una convenzione internazionale per abolire l’uso, lo stoccaggio, la produzione e il trasporto di questi ordigni e che ne favorisca la definitiva distruzione. Si tratta del Trattato di Ottawa, noto anche come Convenzione internazionale per la proibizione dell’uso, stoccaggio, produzione, vendita di mine antiuomo e relativa distruzione. Al momento però 34 stati al mondo non hanno firmato il trattato e due l’hanno firmato ma non ratificato. E non stiamo parlando di pesci piccoli: fra i non firmatari troviamo la Cina, l’India, la Corea del Nord e la Russia. E anche gli Stati Uniti, che stando però, a quanto riporta il documento, avrebbero annunciato nuove politiche nel giugno dello scorso anno per bandire una volta per tutte la produzione, l’acquisto, lo stoccaggio e soprattutto l’uso di mine, tranne nella penisola coreana.
Al momento la scorta più consistente di mine antiuomo la possiede la Russia con 26,5 milioni di pezzi: poco meno di mezza a testa per ogni italiano. Segue il Pakistan con 6 milioni circa, l’India e la Cina che oscillano dai 4 ai 5 milioni e gli Stati Uniti con 3 milioni di mine. Secondo il report sono molti anche i paesi che hanno dichiarato negli ultimi anni oltre 1000 mine disperse sul territorio, come si vede nella mappa sottostante, e l’aspetto interessante è che anche l’Europa più ricca, a distanza di 70 anni esatti dalla fine dell’ultimo grande conflitto, ne è letteralmente disseminata. La Finlandia stravince con 16000 mine antiuomo dichiarate, mentre la Francia ne conta quasi 4000, il Belgio oltre 2500, l’Olanda e la Spagna oltre 1500. Per non parlare dell’Europa dell’Est: la Grecia ne ne conta oggi oltre 6000 e la Croazia 5700, la Bulgaria 4500 e la Serbia 3100.
Certo, non sempre gli stati con gli stoccaggi di mine più elevati sono quelli con il più alto numero di vittime. Nel 2013 i paesi dove si sono registrati più morti sono stati l’Afghanistan con 1050, solo fra quelle che è stato possibile contare, seguito da Colombia, Pakistan, Siria, Iraq, Cambogia, Iran e Birmania. Quattro di questi – Afghanistan, Colombia, Iraq e Cambogia – sono firmatari del Trattato di Ottawa.
Le mine sono tutte uguali, portano morte. Ma non tutti muoiono per lo stesso tipo di mina. Quelle che mietono ancora più vittime sono le ERW (Explosive remnants of war) cioè i residui bellici, seguite dalle mine antiuomo e dalle IED, che sta per ordigno esplosivo improvvisato, cioè che incorpora sostanze chimiche nocive. Il trattato di Ottawa vieta di utilizzare quelle che si attivano non appena una persona ci mette un piede sopra, ma non vieta l’utilizzo di mine a detonazione programmata. 212 sono state le vittime di mine anticarro, e 37 a causa di bombe a grappolo, cioè ordigni che contengono munizioni più piccole che una volta lanciate per esempio da un velivolo in movimento, si disperdono in aria esplodendo sul territorio circostante.
Nonostante i numeri siano ancora oggi importanti, la situazione, come si diceva, pare migliorare anno dopo anno. Nel loro insieme le nazioni firmatarie della convenzione hanno distrutto oltre 48 milioni di mine antiuomo e 107 mila mine anticarro. Solo nel 2013 sono state distrutte circa 275 mila mine antiuomo e 4500 anticarro, per un’area di circa 185 chilometri quadrati, più o meno la superficie del Liechtenstein. Solo negli ultimi cinque anni, le operazioni di bonifica hanno portato alla liquidazione di circa 973 chilometri quadrati. Nel giugno del 2014 inoltre, due fra i Big del mondo non ancora firmatari, cioè Cina e Stati Uniti, hanno annunciato importanti azioni nei mesi a seguire.
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Immagine: Wikimedia Commons
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