
Oggi 27 gennaio 2020 si celebra la Giornata della Memoria. Fu istituita nel 2005 per commemorare le vittime dell’Olocausto e delle leggi razziali. Nonostante siano passati 75 anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, tuttavia, sentimenti antisemiti e atti ostili e di intolleranza nei confronti degli ebrei presenti in Italia ed in Europa continuano a verificarsi.
L’antisemitismo in Italia
In Italia, i dati forniti dall’Osservatorio Antisemitismo del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea (CDEC) mostrano come le manifestazioni di odio, di cui si è venuti a conoscenza attraverso i principali mezzi di comunicazione (giornali, televisione, Internet, segnalazioni e/o denunce da parte di singoli/organizzazioni), siano cresciute negli ultimi otto anni.
Tra il 2012 ed il 2019, infatti, gli eventi ostili osservati contro le persone che si identificano come ebree sono passati dai 16 ai 251 casi annui, triplicando nel 2013 (48), raddoppiando rispettivamente nel 2014 (86) e nel 2016 (130), aumentando del 28% nel 2018 (181) e del 38% nel 2019 (251), registrando una lieve diminuzione soltanto nel 2015 (64) con un 26% in meno di episodi antisemiti.
Considerando che l’intolleranza e l’odio possono presentarsi sotto diverse forme (violenza, attacchi alle persone o alle cose, minacce, discriminazione, insulti, scritte o graffiti, articoli diffamatori a mezzo stampa o virtuale), si può notare come nel triennio 2012-2014 siano maggiori le scritte ed i graffiti (64), le diffamazioni e gli insulti (43) rispetto agli attacchi virtuali sul web (29). La situazione cambia repentinamente quando, a partire dal 2015, il web diventa la principale forma di espressione dell’antisemitismo, descrivendo il 35% dei casi (166) nel triennio 2015-2017 ed il 67% (294) nel biennio 2018-2019, mentre le scritte ed i graffiti segnano una consistente diminuzione nel biennio 2018-2019, dimezzando il numero di episodi (36) e subendo il sorpasso della tipologia analitica contrassegnata dalla diffamazione e dagli insulti (65). A tal proposito, è interessante osservare come al contestuale aumento delle espressioni verbali di odio, crescano anche gli episodi di vandalismo e di minacce alle persone, dove quest’ultime registrano un raddoppiamento dei casi dal triennio 2012-2014 (6) al biennio 2018-2019 (15).
Tuttavia, se mettiamo a confronto i dati generali mostrati dall’Osservatorio con quelli forniti dalla Divisione per le investigazioni generali e operazioni speciali (DIGOS), si nota subito una discrepanza vistosa tra i numeri relativi ai fenomeni di antisemitismo che si sono verificati.
Il rapporto prodotto dalla intelligence italiana, concernente gli episodi denunciati di stampo antisemita che sono stati registrati tra il 2010 ed il 2018, mette in luce infatti come i casi di antisemitismo tendano a crescere progressivamente, passando dai 16 episodi denunciati nel 2010 ai 68 del 2014, per scendere nell’anno 2016 a 35 e nel 2017 a 32, suggerendo a partire dal 2018 una inversione di tendenza con un nuovo incremento dei fenomeni antisemiti a 56 casi. Il trend fotografato nei due anni antecedenti il 2018 però è in contrapposizione con quello evidenziato dall’Osservatorio del CDEC.
Per spiegare la diversità dei risultati sui casi di antisemitismo prodotti dai report citati, bisogna considerare che le azioni potenzialmente criminose possono essere denunciate o non denunciate dalle persone che ne sono vittime. In merito a ciò, la seconda indagine sulla discriminazione e i reati generati dall’odio subiti dagli ebrei nella UE (FRA, 2018) ha evidenziato che la stragrande maggioranza delle persone (79% media UE), che si identificano come ebree e che hanno subito molestie, tendono a non segnalare alle forze dell’ordine o alle associazioni civili o agli organi di stampa gli episodi subiti negli ultimi cinque anni. I tre paesi europei, però, in cui vengono raccolte più denunce sono rispettivamente l’Austria (28%), l’Olanda (25%) e il Regno Unito (21%), con l’Italia che si colloca al quinto posto (19%) e con l’Ungheria a fare da fanalino di coda (8%).
Chiedersi ora dove l’Italia si colloca rispetto agli altri stati europei e se ci siano sostanziali differenze nelle forme con cui si verifica l’antisemitismo è lecito.
L’antisemitismo in Europa
L’8 novembre 2019 la European Union Agency for Fundamental Rights (FRA) ha pubblicato l’aggiornamento degli episodi di antisemitismo rilevati negli stati membri dell’Unione Europea (UE), avvenuti nel periodo compreso tra il 1 gennaio 2008 e il 31 dicembre 2018. Anche se la mancanza di una definizione comune dell’antisemitismo e la metodologia di categorizzazione delle forme è differente nei 28 stati europei, rendendo impossibile la comparazione dei dati, è possibile cogliere il trend generale dei principali paesi.
Secondo i dati forniti dalle fonti ufficiali (Ministeri dell’Interno o della Giustizia o delle Pari Opportunità; Polizia; Tribunali), emerge che nell’ultimo anno sono aumentate le denunce per intolleranza o per odio nei confronti delle persone ebree in Austria (+10), Germania (+295), Francia (+230) e Polonia (+106), mentre sono diminuite in Belgio (-2), Danimarca (-12) e Olanda (-9). Rispetto a questo quadro, l’Italia (+14) si colloca tra i paesi che vedono un incremento degli episodi antisemiti riportati alle autorità competenti.
I dati raccolti dalle organizzazioni della società civile mostrano, invece, che il numero di casi di antisemitismo è superiore a quelli dichiarati dalle autorità in Austria (92%), Belgio (66%), Danimarca (42%), Regno Unito (58%) e Spagna (50%), mentre risultano essere sottostimati rispetto a quelli registrati dalle forze dell’ordine in stati come la Germania (-88%), l’Olanda (-51%) e la Polonia (-97%). In questo quadro, l’Italia si colloca nel primo gruppo, con 125 episodi antisemiti che non sono stati, evidentemente, considerati.
Per quanto concerne, poi, i dati relativi alle diverse tipologie con cui si manifesta l’intolleranza e l’odio contro gli ebrei, il seguente grafico illustra quanti casi si sono verificati tra il 2011 ed il 2018 e le relative variazioni in 10 paesi europei.
Si può osservare che nel triennio 2011-2013 le forme più diffuse di antisemitismo nei paesi europei sono gli insulti (Regno unito 70%), le minacce o le aggressioni verbali (Finlandia 52%; Svezia 37%; Francia 34%) il vandalismo o i danni alla proprietà (Austria 23%; Spagna 20%), i graffiti (Italia 40%) e l’odio diffuso a mezzo web o stampa (Repubblica Ceca 92%; Belgio 27%).
Analizzando il triennio 2014-2016, in alcune nazioni si è registrato l’aumento di altre tipologie di episodi antisemiti come la negazione dell’Olocausto in Belgio (+27 casi), la diffusione delle lettere o delle chiamate minatorie in Austria (+378), delle molestie o minacce in Svezia (+72), di messaggi via Internet in Italia (+105) mentre in Finlandia, Francia, Regno Unito e Repubblica Ceca sono rimaste in auge le stesse forme con un lieve discostamento di punti nelle percentuali. In questo contesto, la Spagna è l’unico paese europeo ad avere presentato un calo per tutte le differenti tipologie, con l’Ungheria che ha fornito i primi dati sulle tipologie di condotta antisemita segnalando la discriminazione (80%) come manifestazione prevalente sul suo territorio.
Infine, a partire dagli anni 2017-2018, i dati sembrano suggerire una diminuzione dei casi per ognuna delle forme di antisemitismo considerate nei vari stati europei, anche se non mancano delle eccezioni come per il vandalismo in Belgio (+2), gli attacchi terroristici in Francia (+1), Internet in Italia (+58) e in Spagna (+2), attacco alle persone in Repubblica Ceca (+1), l’hate speech in Ungheria (+6). Va sottolineato che i dati in questo biennio sono, però, spesso incompleti e parziali e richiedono quindi una rilettura alla luce di quelli generali, esposti in precedenza.
In conclusione, tanto in Italia quanto in Europa, occorre mantenere alta l’attenzione sull’antisemitismo e sull’odio manifestato nei confronti degli ebrei dal momento che il numero di episodi è tendenzialmente in crescita ed è portato a mutare ciclicamente nelle forme attraverso le quali si presenta agli occhi dell’opinione pubblica. E se il buongiorno si vede dal mattino, gli atti vandalici registrati di recente tanto alla sinagoga di Trieste quanto alla casa del figlio di Lidia Beccaria, una sopravvissuta al campo di sterminio, in provincia di Torino, preceduti dagli attacchi contro la memoria di Anna Frank a Venezia e dai tweet apertamente antisemiti di un docente universitario a Firenze, non lasciano presagire nulla di buono.
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