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Per sapere quanti e quali sono, in Italia, i siti contaminati da amianto fino a ieri bisognava accontentarsi di una foto vecchia di cinque anni. Risaliva infatti al 2010 l’ultima mappatura dell’amianto resa nota dal ministero dell’ambiente e basata su dati forniti dalle regioni. Solo più di recente è stato pubblicato un aggiornamento al 2013, che però non comprende tutte le regioni italiane – anzi – mentre resta molto difficile farsi un’idea del quadro completo.
Quali sono, comunque, i risultati? I nuovi dati riguardano quattordici regioni su venti, e indicano la presenza di poco meno di 11mila siti contaminati dalla fibra. Va ricordato che queste informazioni non indicano in alcun modo la totalità del problema, ma soltanto le aree censite fino a questo momento. In Sicilia, per esempio, è chiaramente impossibile che come indicano i dati le zone colpite siano soltanto quindici. In diverse altre regioni non ci sono informazioni nuove, e tocca accontentarsi dei vecchi dati risalenti al 2010.
Abbiamo raccolto i soli siti di cui è nota la posizione geografica in una mappa, così da mostrare non soltanto dove si trovano ma anche – dove possibile – le loro caratteristiche più importanti. Si tratta di siti a priorità d’intervento – dunque a rischio – maggiore? Quanto sono ampi, e quanto amianto contengono?
(Clicca qui per visualizzare la mappa a schermo intero)
Piemonte e Lombardia vanno considerate a parte. Si tratta di due regioni che hanno compiuto estese verifiche sul loro territorio, ma i cui dati non compaiono qui. Per entrambe, tuttavia, vi abbiamo raccontato qual è la situazione aggiornata qualche tempo fa – e quelle al momento rimangono le informazioni più approfondite.
Mettendo insieme i dati più recenti da tutte le fonti disponibili è invece possibile avere un quadro un po’ più ampio, regione per regione. I dati però vanno presi con cautela, perché mescolano periodi diversi e non sempre sono omogenei fra loro.
Per una questione tanto seria sarebbe stato necessario quanto meno pubblicare statistiche corrette, ordinate e verificate. Non è andata così. Che un lavoro di pulizia di questo genere debba essere compiuto da giornalisti – con tutti i loro limiti –, piuttosto che dalle strutture dello stato adibite allo scopo, resta forse la cifra più evidente di quanto allo stato interessi davvero la situazione.
Ci sono però anche aspetti positivi. Fino a questo momento era possibile soltanto avere informazioni molto generali – per esempio sapere dov’erano i siti o quanto prioritario fosse intervenire per bonificarli. Invece ora per la prima volta è possibile dare un’occhiata più approfondita almeno a una parte dei siti italiani contaminati dalla fibra.
Limitandoci soltanto ai dati della mappatura 2013, apprendiamo che sono 7.630 i siti le cui informazioni di bonifica non sono note. Circa 3mila, invece, le aree classificate con classe di priorità “alta” o “molto alta” – dunque fra le più urgenti. Stesso numero dei siti non bonificati, mentre quelli in cui l’opera di pulizia è stata completata in parte o del tutto oppure è ancora in corso non arrivano neppure a 150 unità.
Altri dettagli che ora è possibile conoscere riguardano la presenza di confinamento nei siti, e se essi sono accessibili al pubblico: due elementi in grado quanto meno di limitare il rischio di esposizione all’amianto.
La fetta principale è costituita da aree in cui non esiste un confinamento, e che allo stesso tempo sono anche aperte a chiunque: 4.317 siti. Altri 3.452 risultano non confinati ma almeno inaccessibili al pubblico. Diverso è invece il caso di 1.730 zone per cui entrambe queste informazioni non sono disponibili affatto.
Altro elemento importante è capire se le aree contaminate vengono visitate spesso o meno, e qual è l’età media di tali persone. In circa 1.500 aree si tratta, secondo i dati del ministero, di frequentatori con un’età media inferiore ai 29 anni – giovani, quindi.
A prescindere dall’età, la parte più consistente di essi – circa 6mila – accoglie persone in maniera costante nel tempo. Sono invece molti meno i siti frequentati in maniera definita come “occasionale”.
Queste – va sottolineato – sono analisi compiute soltanto su una parte dei siti censiti, che a loro volta non comprendono tutti i siti contaminati da amianto in Italia. Un po’ di informazioni sono senz’altro meglio di nessuna informazione, non c’è dubbio.
Eppure allo stato delle cose è impossibile capire quanto esse siano rappresentative della situazione complessiva.
@davidemancino1
Nota: alcuni dei dati pubblicati da ministero e regioni sono palesemente errati. Segnalano la presenza di amianto in fondo al mare Adriatico, in Grecia, talvolta persino in Tunisia o in Iran. Tutte le locazioni impossibili sono state escluse dalla mappatura geografica in questo articolo. Se notate altri errori o incongruenze vi preghiamo di contattarci per segnalarle.
Scopri anche le mappe, i dati e gli altri articoli de Il Prezzo dell’Amianto.
(Foto: Will Fisher, Flickr/CC) Articoli originali pubblicati si Wired Italia:
– Amianto, ecco la nuova mappatura dei siti contaminati
– Non bonificato e aperto al pubblico, ecco l’amianto italiano