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OCSE: troppo internet a scuola non aiuta l’apprendimento

22 Settembre 2015 - Cristina Da Rold

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Quello che emerge da un recente report OCSE sembra avere quasi dell’incredibile. Siamo abituati a dare per scontato che potenziare sempre di più la digitalizzazione dei ragazzi, specie a scuola, sia cosa buona e giusta per allineare i nostri giovani agli standard europei, ma a quanto pare ciò è vero solo fino a un certo punto. L’informatizzazione nei sistemi scolastici non pare infatti colmare quello che è il gap fra gli studenti più dotati e quelli meno dotati.

Secondo l’OCSE la possibilità di usare il pc e internet a scuola e fuori da scuola aiuterebbe nell’apprendimento, ma se questa opportunità si trasforma in un’esagerazione in termini di ore passate sul web, i benefici non sarebbero poi così tanti, sia nell’apprendimento stesso, che nel comportamento dei ragazzi in relazione agli orari scolastici. E c’è di più, l’informatizzazione non sarebbe in realtà un livellante sociale: l’impronta dello status socioeconomico dei diversi paesi sui risultati scolastici dei propri studenti è ancora forte, e questo perché la digitalizzazione non coinvolge tutti allo stesso modo. Le disuguaglianze sociali in merito al numero di devices posseduti per famiglia fra i paesi OCSE, sono ancora assai evidenti.

1 studente su 6 si sente solo a scuola

Ma vediamo più da vicino questi dati. Anzitutto il 96% degli studenti nei paesi OCSE dichiara di avere una connessione internet a casa, e il 70% di essi usa quotidianamente internet a scuola: per studiare e per fare i compiti, per condividere documenti ma soprattutto per comunicare con i propri compagni attraverso chat o email. Ma soprattutto, 1 studente su 6 fra chi si considera un extreme internet user, afferma di sentirsi solo a scuola.

 

Chattare a scuola fa male alla lettura

Il punto è che sebbene negli ultimi anni il numero la digitalizzazione all’interno del sistema scolastico sia aumentata, le prestazioni in lettura e matematica sembra non abbiano fatto altrettanto, almeno in media. Focalizzandoci sulla lettura, pare che la media dei punteggi riportati nei test Pisa nel 2012 sia più bassa fra chi utilizza internet quotidianamente rispetto a quanti ne fanno un uso moderato. Va detto, al contempo, che questi ultimi ottengono punteggi migliori rispetto a chi usa internet mai o quasi mai, come va detto che le cose cambiano a seconda dell’uso che si fa di internet: diverso è chattare durante le lezioni, altra cosa usare la rete per studiare. Particolarmente significativa la linea che rappresenta la differenza di punteggio fra chi chatta abitualmente a scuola, che vede una differenza di punteggio di oltre 60 punti fra chi lo fa poco o nulla fra i banchi (oltre 500 punti) e chi invece chatta quotidianamente (440 punti).

 

Meno studenti totalizzano punteggi molto alti

Che la digitalizzazione di per se stessa non abbia finora portato miglioramenti lo evidenziano anche i dati sul numero di studenti che hanno totalizzato i punteggi più bassi nei test Pisa (sotto il livello 2) e i punteggi più alti (oltre il livello 5). I primi nella maggior parte dei casi non sono aumentati, segno che l’uso sempre più massiccio della tecnologia non ha fatto danni, ma nemmeno la percentuale di studenti che hanno totalizzato punteggi altissimi è salita dal 2009 al 2012, anzi la media dei paesi OCSE segna una leggera flessione: da un 8,1% a un 1,9%. Questo sebbene molti paesi mostrino importanti miglioramenti come Francia, Polonia e Hong-Kong.

 

Gli italiani sono comunque in miglioramento

In matematica poi i risultati in molti casi sono disastrosi, ma non per l’Italia che dal 2003 a oggi ha visto notevolmente migliorati i propri studenti sul fronte della matematica: +19,7%, che ci collocano al terzo posto fra i paesi OCSE, la metà dei quali ha visto addirittura peggiorare le proprie performance in 10 anni.

—

Immagine: Wikimedia Commons

Cristina Da Rold

Freelance data-journalist and scientific communicator

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